Storie & articoli

  • Simona Diebate


    La mia testimonianza sulla mia nipotina senegalese
    a causa di una malnutrizione acuta
    Aprile 2020

    Buongiorno,
    volevo innanzitutto ringraziarvi per il sostegno morale che mi avete dato a seguito della scomparsa dalla mia nipotina al villaggio in Senegal. Il vostro affetto mi ha sinceramente rincuorato. Non posso negare che quello che è successo mi addolora profondamente, lo accetto con difficoltà. Non si può morire di malnutrizione o di diarrea. A 2 anni si ancora ha una vita davanti, si devono ancora fare tanti giochi, si deve crescere, imparare a parlare, a contare, si deve ancora cantare e ballare, andare a scuola, fidanzarsi, si deve piangere e amare, si deve leggere il primo libro, si deve lavorare, si deve creare una famiglia... tutto questo la mia nipotina non potrà più farlo. Confrontandomi con i miei amici più cari Jali Diabate Simona Cirami Dario Distefano Giulia Tizzoni ho deciso che questo decesso non può essere vano. Non possiamo fermarci alla sofferenza, ma questa deve essere tradotta in qualcosa che possa evitare sul nascere una situazione analoga in futuro. Ogni bambino ha il diritto alla vita. Non posso più accettare che nel mio villaggio adottivo (Baghere in Senegal), un bambino debba andare a 60km di distanza per ricevere aiuto, non posso accettare che le famiglia in difficoltà economica restino in attesa di un miglioramento senza agire perché non ci sono le risorse per affrontare delle cure, questo è inaccettabile! Inizierò a battermi per creare un Centro/casa per bambini per fronteggiare le fasi primordiali di malnutrizione infantile. Non sarà qualcosa che si sostituisce alle guardie mediche ma che, anzi, le supporta e ci collabora strettamente. Grazie questo spazio non sarà necessario andare a 60km di distanza perchè qui i bambini deboli potranno rigenerarsi con alimenti nutrienti e le cure necessarie. Inizierò si da subito a promuovere questo progetto e a raccogliere i fondi per realizzarlo, progettando tutto quello che servirà, dal sistema organizzativo alla struttura, dalle collaborazioni locali alla formazione e sensibilizzazione locale. Sarà un centro gestito dalle donne del villaggio tra cui anche la mamma della mia nipotina. Sarà un centro per tutti, un centro che generi vita e allontani la morte. Un centro che potrà salvare delle vite. Un centro che non renderà vana la morte di Simona Diebate. Un centro che sarà dedicato a lei. Essendo poi, la sua morte iniziata probabilmente dalla cattiva qualità dell'acqua, inizieremo tutto costruendo un pozzo dotato di un sistema di decontaminazione dell'acqua, per far si che tutti i bambini dai 0 a 7 anni possano bere acqua pulita ed evitare diarrea e altre malattie che possano indebolirli. L'acqua è la vita e bere acqua pulita è il primo passo per assicurare un futuro in salute. Saranno migliaia le persone che ne beneficeranno. La strada è lunga ma l'obiettivo è definito: nessun bambino al villaggio dovrà più morire per questi motivi. Lotterò duro per portare a compimento questo progetto nei prossimi mesi/anni e il migliore modo per farlo è vedere quanti consensi posso ricevere qui tra voi, che apprezzate il mio impegno e che spesso lo incoraggiate. Per fare tutto questo servirà una raccolta fondi e tutti ne possono fare parte privandosi di un caffè o di una pizza per dare una speranza a bambini come Simona. È un gesto che da la consapevolezza d'aver contribuito a qualcosa di fondamentale importanza per la vita di una comunità. Sono certo che tutti voi sarete onorati di far parte di questo progetto con un piccolo gesto. Lo spero, ne ho bisogno, il villaggio ne ha bisogno! Ps. In foto io con la mia nipotina, a cui sarà dedicato questo centro. Ps. la raccolta fondi creata va alla Onlus Balouo Salo di cui sono rappresentante e con la quale realizziamo questi progetti di beneficenza.

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  • Raoul & Jali (articolo)


    Keepers of Memory
    by The Pollination project
    https://thepollinationproject.org/raoul-jali-keepers-of-memory/

    This is a story of brotherhood. Raoul Vecchio is an architect and engineer. One day in his native Italy, Raoul had a chance encounter with an artist named Jali Diabate. As they talked, a synergy emerged that would meaningfully shape both their lives. Jali is part of the ancient tradition of Mandinka Griots, a people known as the keepers of history and memory in the Senegalese village where Jali grew up. It has been said that “when a Griot dies, a library burns,” such is their vast knowledge of the stories and traditions of Africa. The Griots advised kings, paid homage to new children, and remembered the dead. In a society where written texts were rare, the Griots were the people who sang the ancient folk songs, played traditional instruments like the “kora,” and passed down allegories and quotations. When Raoul and Jali met, Jali had lived away from his native village for nearly twenty years. Raoul was drawn to Jali’s story, having long wanted to find a way to use his talent as an architect for the greater good. Similarly, Jali wanted to do something to honor his homeland. The two became fast friends, and planned a trip to Jali’s birth village of Baghere to see what inspiration they may find. News of their arrival spread quickly, and when they approached Baghere they found the whole village awaiting them, singing in celebration. It was at that moment that they realized something very special was being born. They began to create a team of volunteers and study how they could serve the community around them. Their first project, fittingly, was a bridge. As they finished construction, they asked an elderly village chief to name the fledgling partnership taking shape. He looked into the sky for a moment and said “Balouo Salo;” which means both “pray to life” and “bridge for life” in the Mandinga language. Raoul and Jali recently received seed funding from The Pollination Project to build a volunteer-led cultural center, in the ancient tradition of the Griots, to preserve the traditions, art, and stories of the over 11 different ethnic groups who live harmoniously in the area. Schools, sports teams, religious communities, and others participate in the construction, and input from every community member is thoughtfully sought. When fully built, the center will be managed by a committee of local people, each of whom revere the rich heritage that the center will preserve. It is Raoul and Jali’s wish that the center is received not as a gift, but as something that the community builds and maintains together. Today, the brotherhood between Raoul and Jali is more than symbolic. They became siblings when Jali’s family adopted Raoul as their last child, giving him the name Cheickna Diebate, “The White Griot.” Together, these Griot brethren are keeping the precious cultural heritage of Senegal alive.
  • Balouo Salo foundation


    The history of the foundation of Balouo Salo
    by www.balouosalo.com

    Balouo Salo comes to reality from the friendship between Raoul Vecchio and Jali Diabate, two co-founder partners. They met each other pushed by the odiern president’s motivation, Raoul, to put his architectural skills at disposal of needy communities , and Jali’s, senegalese musician and interpreter, strong will to help his native community. They met by chance, fortune perhaps, and spent a long time talking about their ambitions, finally sharing values such as friendship, solidarity and brotherhood. The strong bond is moved from a common and spontaneous call for free help , leading to plan a first inspection of Baghere, Jali’s native village. Since from first mission, they came upon several difficulties in terms of nourishing, health and economy, so that the two decided to establish a no profit association starting with an ambitious project such as the building of Bridge between Sanoufily and Sambacounda Santo Villages. Raoul begins the planning of an engeneering work and sets all his skills available, involving professionals and academics from all over the world. At the moment they came back to Senegal to show the humanitarian project, they asked a local elder to help them find a name for their project and association. The man, after a long and silent reflection, looked at sky and said: "Balouo Salo”. Known the meaning, Raoul and Jali decided to adopt the name. Later on the association received the ONLUS state upon Ministerial decision. "Ba”means “sea” and “mom”, while “Salo” means “courtyard”, as for meeting place among communities. “Balouo” means “to live” and “life” at the same time. “Salo” means bridge and prayer. The sentence has twice meaning of both “ pray to live” and “bridge for life” in Mandinga language.

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  • La mia Africa(articolo)


    Raoul Vecchio: “La mia Africa con Balouo Salo, tra cultura griot e costruzioni ecosostenibili”
    by Italia che cambia di Mariaenza Giannetto
    https://www.italiachecambia.org/2023/05/raoul-vecchio-balouo-salo/

    Da più di dieci anni l'ingegnere-architetto catanese con la sua associazione Balou Salou si occupa di progetti di solidarietà e cultura in chiave sostenibile in Senegal. Un paese che ormai sente suo, dove vive per metà dell'anno con la famiglia che lo ha adottato rendendolo un vero membro della comunità, tanto da essere ormai considerato un "africano bianco". «I nostri progetti non vengono sovvenzionati da bandi internazionali, ma da donazioni private e rimangono indipendenti e legati strettamente al territorio».
    Pozzi, trivelle, depuratori. E ancora ecografi, un centro polivalente per le arti, una casa per le donne. Uno dopo l’altro, i progetti portati avanti in Senegal dall’associazione Balouo Salo, presieduta dall’ingegnere-architetto catanese Raoul Vecchio, prendono forma, dimostrando quanto la caparbietà, unita ai valori di solidarietà e cooperazione e alle competenze professionali nell’architettura sociale attraverso progetti umanitari, sia in grado di dare grandi risultati. Da ormai dieci anni infatti Raoul Vecchio si divide tra la sua Acicastello in provincia di Catania e i villaggi del Casamance in Senegal. E di cose ne ha fatte davvero tante in quei luoghi che ormai per lui sono casa, visto che Raoul è stato letteralmente adottato dalla famiglia del suo amico-fratello Jali Diabate, musicista senegalese ormai da vent’anni in Sicilia. Belle storie di integrazione come quella di Fabourama e la sua Kanò Sartoria sociale. «Sono sempre stato innamorato dell’Africa – spiega Raoul Vecchio – come se ci fosse un legame preesistente. Il destino ci ha messo la sua, facendomi incontrare Jali».


    LA VITA DI RAOUL VECCHIO: DA DIECI ANNI TRA CATANIA E IL CASAMANCE
    Comincia così dieci anni fa l’avventura di Raoul Vecchio, che ormai è un vero e proprio africano bianco. «Quando mi ha parlato dei problemi della regione di Sedhiou, ho pensato che avrei potuto mettere la mia professionalità al servizio di questa terra. La famiglia di Jali mi ha adottato, dandomi il nome di Cheickna. Mia madre adottiva, Fatoumata Kouyate, è un’importante griotta del villaggio di Baghere e per questo vengo trattato non solo come un locale, ma addirittura come un griot, un promotore della cultura secolare». E infatti, il griot bianco Raoul – Cheickna, che ormai trascorre in Senegal almeno metà dell’anno – suona la kora, parla il mandinga e si interessa ai problemi quotidiani della comunità. «Sentire pronunciare il mio nome mandinga dai più anziani è una sensazione di incredibile gratificazione perché vuol dire che non vengo considerato come un bianco visitatore, ma come una persona locale. Sono diventato uno a cui chiedere consiglio in caso di problemi». Raoul ha infatti raccolto le necessità maggiori di questa regione che sono legate soprattutto all’acqua, alla sua scarsità e contaminazione e ai problemi di malnutrizione e allo scarso accesso alla cultura.

    I PROGETTI DI BALOUO SALO, DAL PONTE DIGA ALLE SCUOLE
    All’inizio, il progetto di Raoul Vecchio e della sua Balouo Salo – che è poi quello che da il nome all’associazione – era davvero molto ambizioso: costruire un grande “ponte-diga” anti sale in grado di risolvere il fenomeno idrologico di intrusione salina del fiume Casamance. Nella Vallata di Tanaff infatti, a causa dei cambiamenti climatici, le maree dell’Oceano Atlantico inondano terreni coltivabili e contaminano l’acqua dei pozzi. E lì, dove l’agricoltura è l’unica fonte di sostentamento, le comunità – circa 80mila persone in 350 villaggi – soffrono malnutrizione e povertà.
    «Il progetto del ponte-diga è partito come una grande opera comunitaria anche se, purtroppo, a causa delle difficoltà di relazione tra alcune delle amministrazioni, ha subìto uno stop. Da due anni, il progetto è stato donato al ministero dell’Agricoltura del Senegal che dovrebbe scavalcare i conflitti locali tra le varie amministrazioni». I progetti di Balouo Salou non si fermano solo al ponte, però. In questi anni, Raoul ha avviato e portato a termine tante altre iniziative di solidarietà e tante ne sogna ancora – come succede a tanti altri italiani che si innamorano dell’Africa, ad esempio come Eleonora e Umberto di Noura. Pozzi alimentati a energia solare che grazie a un sistema di depurazione a osmosi garantiscono acqua potabile a migliaia di persone in vari villaggi della vallata. Progetti che non vengono sovvenzionati da bandi internazionali, ma da donazioni private e che rimangono indipendenti e legati strettamente al territorio. «Sono convinto che i progetti che non tengono in considerazione l’identità territoriale e le necessità della popolazione siano spesso fine a sé stessi».
    «Noi ci basiamo su collaborazione e consapevolezza e sappiamo quanto sia essenziale coinvolgere le comunità locali e insegnare loro come intervenire e utilizzare le tecniche apprese in altri progetti». Progetti che si rincorrono e che vanno dalla donazione di ecografi portatili con sonde alle strutture mediche del Comune di Baghere alla realizzazione di mini-forage con impianto solare per l’estrazione e la potabilizzazione dell’acqua di falda in vari villaggi, fino alla donazione di banchi alle scuole (banchi realizzati in laboratori artigianali aperti localmente) e alla ristrutturazione di scuole fatiscenti.

    IL CENTRO POLIVALENTE DI TANAFF, LUOGO DI CULTURA E TURISMO
    E a breve ci sarà anche l’importante inaugurazione del Centro Polivalente Culturale – Museo della culture e delle tradizioni a Tanaff: un’opera realizzata in maniera del tutto sostenibile e solo da persone del posto. Si tratta di un’architettura di 1200 metri quadri che usa la tecnologia conosciuta come earthbags ovvero la sovrapposizione di sacchi riempiti di terra che costituisce un metodo di costruzione ecologico, che valorizza le risorse naturali a Km0 e migliora il comfort ambientale nell’aspetto igro-termico e acustico, fornendo un modello di costruzione votato al miglioramento delle condizioni di vita e risposta ai cambiamenti climatici in quanto l’uso del cemento è ridotto del 90%.
    Quello che nascerà sarà un centro polivalente culturale, gestito solo da persone locali, che ha come obiettivo la promozione di attività educative e culturali volta a favorire lo sviluppo socio-economico e la conservazione del patrimonio culturale. «Come griot – sottolinea – penso che il mio compito sia anche quello di preservare e tramandare la tradizione locale. Il centro polivalente e il museo destinati alla tutela delle culture senegalesi costituiranno un grande polo attrattivo culturale per tutta la Regione». Il Centro dovrebbe essere inaugurato entro qualche mese e, intanto, i progetti futuri non mancano. «Vogliamo realizzare tre strutture importanti – conclude – come un centro per la malnutrizione infantile, uno per la maternità e un centro di formazione per le donne. Sono piccoli grandi progetti che cercheremo di realizzare, come sempre, a partire dal basso e innescando solidarietà». D’altra parte, il mantra di Raoul è sempre stato: «Quello che si tiene dentro si perderà come una barca alla deriva, ciò che si regala agli altri invece esisterà per sempre».

    Articolo by Mariaenza Giannetto